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sabato 31 maggio 2014

RESTAMI ACCANTO

CLAUDE MONET




Vieni, questa divina melodia
è ammaliante soavità
prodigio che strega il cuore.
Improvvisa scende la luce
alla sottile linea d'orizzonte
che sembra unire cielo e mare.
Miscelati gialli e rossi intensi
mostrano un cielo di fuoco
che volge alla sera.
Restami accanto,
non serviranno le parole
questo crepuscolo ha la luce,
la voce per alimentare il sogno,
la dolcezza struggente
che gioca coll'illusione.
Restami accanto, faro delle mie ore
l'anima fiorisce
come traboccanti papaveri,
e col vento benevolo
un'orchestra suona
la tenerezza dell'amore.
Restami accanto ancora,
non può finire questa magia
sarei anima senza astro
notte da crepuscoli senza colori.
        ANNO 2013 
                                   Stefyp. ©
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martedì 27 maggio 2014

ESTASI

 
P.Auguste Renoir
Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell’aria che pensa
.
                                                Carol Ann Duffy
 
da :(Lo splendore del tempio. Poesia d’amore) (Crocetti Editore)
 

giovedì 22 maggio 2014

SULL'ARGINE ANTICO

CLAUDE MONET
Sull'argine antico del fiume
intrecci di sonorità passate
in echi di parole
un rimando d'un tempo leggero
d'immagini lontane
ad incrinare
le silenziose acque.
Tornano felici i giorni
il cuore leggero senza ombre,
grida festose
tra castelli di sabbia lambiti
dalle bianche spume,
una paletta, un secchiello,
abbandonati al sole,
gusci di conchiglie vuote.
Sull'ala del vento, ecco
un rintocco secco di campanile
a ristabilire l'ordine delle ore.
Il qui e ora di un cuore
che fatica a ritrovare se stesso.
Stefyp. ©
Anno 2013
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martedì 20 maggio 2014

POETA PER CASO



VERDE E ANCORA VERDE

C'è una casa a Portomarghera
sotto le ciminiere
che un uomo
e un ragazzo
dipingono e ridipingono
continuamente.
Una volta lo fanno verde intenso
una volta verde chiaro
una volta verde
luminoso
che si vede anche
di notte
da molto lontano.
Non si stancano mai
la fanno verde
e ancora verde
e poi verde
come il colore dei prati
come il colore degli alberi.
La fanno verde lucida
certe volte
come un sogno
straziante
tra gli sputi neri
delle fabbriche.
L'aprile è scomparso da Portomarghera
la primavera
è morta
c'è solo
questa minuscola casa
che un uomo e un ragazzo
dipingono
e ridipingono
instancabilmente
tra canali di catrame
tralicci
bufere di polveri
micidiali
su ogni
germoglio
su ogni
segno
dolce
di movimento.
Ferruccio Brugnaro

 Ferruccio Brugnaro 

nasce a Mestre nel 1936. Operaio a Porto Marghera dagli inizi degli anni '50, ha fatto parte per molti anni del Consiglio di Fabbrica Montefibre-Montedison. La sua attività di scrittore inizia nel 1965. Comincia a distribuire i suoi primi ciclostilati di poesie, racconti e pensieri su volantini, su comunicati del sindacato, sui muri e ovunque capiti, presso i quartieri e le scuole frequentati dai lavoratori in lotta.
Sono poesie di denuncia scritte tra un turno di lavoro e una assemblea. Le trova in Sicilia il poeta americano Jack Hirschman, che ne rimane impressionato tanto da decidere di tradurle negli Stati Uniti (ne usciranno due volumi, e Brugnaro sarà poi chiamato a un ciclo di letture e conferenze oltreoceano). Li trova a Parigi il poeta francese Jean-Luc Lamouille, che ne traduce i testi per una raccolta poi uscita in Francia.

Scrive Andrea Zanzotto in una prefazione: "Nella poesia di Brugnaro appare una realtà ambientale che ha raccapriccianti affinità con quella della guerra: è la realtà della fabbrica, o almeno di certe fabbriche, oggi. Non è esagerazione affermarlo. Ci sono in questi versi le mattine di livido inferno dopo i turni, i fumi e rumori che disintegrano, le morti a stillicidio, l'indefinibile e inarrestabile trasformazione degli uomini in cosa."

sabato 17 maggio 2014

PULIZIE DI PRIMAVERA

BERTHE MORISOT
OGGI VOGLIO FARVI CONOSCERE QUESTO POETA

Pulizie di primavera

Pulizie di primavera, le chiami.
E' quando vai e rovisti
nel mucchio degli oggetti senza scopo:
l'odore incendia l'aria,
ti mette in cerca di quei fiori bianchi
che ormai coprono i rami.
Vorresti spolverare le tue idee
e fare un po' di spazio,
come si fa nell'orto quand'è ora,
ma adesso non è ora,
e, dopotutto, più che contadino
tu sei braccia sottratte
alla penna.

Non riesci a stare fermo: il vento urgente
impone la sua legge
e induce a spostamenti senza scopo.
Il sole incendia l'aria,
sembra marchiare la pelle scoperta
dell'odore dei panni.

Oggi verrò a prometterti l'impegno
di farti un po' di spazio,
come si fa nell'orto quand'è ora,
e forse adesso è ora,
dopotutto, per quanto, come amante,
io sia braccia rubate
alla zappa.
                    MARIO BADINO

Che ne pensare? Mario Badino è un poeta che partecipa agli slam di poesia, è nato a Torino nel 1975 ma abita ad Aosta dove  insegna Lettere alle scuole medie. Per conoscerlo meglio  questo è il link del suo blog di poesia: http://ziapoe.noblogs.org/  

Il "Poetry Slam", per chi non lo sapesse, è un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia ai giovani, una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il ‘pubblico della poesia’ ed è sostanzialmente una gara di poesia in cui i diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte cinque persone dal pubblico. 

giovedì 15 maggio 2014

SONNO DI BIMBA

BERTHE MORISOT
E' incanto nell'aria
di un silenzio complice
che abbraccia gesti
di tenerezze lievi.
Vegliano il sonno sereno
di bimba a spasso
di aquiloni variopinti
su intreccio di voli
per cuori ribelli.
E folletti premurosi
ricamano sogni
su ali di farfalle
nei bianchi riflessi del cielo
sopra distese d'acqua marine.
E mi chiedo fin quando..
carezze silenziose
di dita premurose potranno
sfiorare ciocche
dei biondi capelli ribelli.
Fin quando?
Catturo l'attimo
per farlo mio per sempre.
            Anno 2011 
                                   Stefyp. ©
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martedì 13 maggio 2014

QUANDO I POETI SCRIVONO SUI MURI


“Per il mio cuore basta il tuo petto, per la tua libertà sufficienti le mie ali”



Forse non tutti sanno, ma si sono imbattuti almeno una volta davanti ad un muro con scritte simili. E' capitato anche a me, ma non sapevo si trattasse di un movimento d'azione letterario. Il suo nome è:


Acción Poética

«Che la gente non legga poesia non significa che non ne abbia bisogno» 
scriveva il suo fondatore.

Accade a Roma e Milano, ma anche a Porto Marghera e Castelluccio di Norcia. Basta un pennello e un barattolo di vernice o di colla e fogli, tanti fogli. L'epidemia, alimentata dal passaparola e da Internet, percorre pochi isolati o centinaia di chilometri nel giro di qualche ora e non fa alcuna differenza tra piccoli e grandi centri.

Il movimento d'azione poetica è un fenomeno letterario murario che ha avuto inizio nel Monterrey, Nuevo Leòn nel 1996. Il suo fondatore è Armando Alanìs Pulido (Monterrey, 15 gennaio 1969)
Sfidando le autorità iniziò a scrivere sui muri di Monterrey poesie d'amore, frasi, citazioni di canzoni e versi. Le sue creazioni possono essere apprezzate soprattutto in alcuni muri di Monterrey e la sua area metropolitana, ma negli ultimi anni l'iniziativa ha varcato i confini.

Altri lo hanno seguito, oggi i versi di Acción Poética si possono leggere in tutta l’America Latina, in Africa e in Europa, in Spagna e poi in Italia dove ha preso direzioni autonome. 
 
IN ITALIA: troviamo gruppi come l' “H5N1”, nato nell'ottobre 2005 per diffondere la poesia a Pavia.
Il “Mep” (movimento per l'Emancipazione della Poesia), nato a Firenze nel 2010 o la street artist torinese “Opiemme” che ha dipinto i suoi calligrammi — tra cui un corvo con le parole di The Raven di Edgar Allan Poe — in tutta Italia e anche fuori.

(ricerche dal web e da un articolo di Repubblica pubblicato il 23 aprile 2014)

sabato 10 maggio 2014

POESIA E MITOLOGIA IRLANDESE



Questa giovane sorridente si chiama Leanne O'Sullivan ed è una poetessa irlandese di talento. Ha studiato all'University College di Cork, dove nel 2006 ha conseguito un master in Letteratura Inglese.
E' poco più che ventenne Leanne, quando le viene pubblicata la sua prima raccolta di poesie "Waitin for My Clothes". Nasce nel 1983 nella Beara Peninsula, contea di Cork (Irlanda), in una terra aspra ma piena di fascino e questa sua terra la porta nel cuore e nei suoi versi con trasporto, con giovanile tocco e grazia.

 "sento il sentiero frusto delle pecore verso la cima /del colle, guardo l'oceano blu e grigio, / le ombre dei vani delle porte, le stoppie dei campi rossi. /"

Vincitrice del O'Shaughnessy Award per la poesia da St. Thomas University di St. Paul e di altri prestigiosi premi, O'Sullivan  ora vive a circa 10 km a nord di Cork.

Nel sua seconda raccolta "Cailleach: L'Hag di Beara" (del 2009), rivisita la figura del mito irlandese, in particolare della mitica figura di una vecchia saggia o dea "Cailleach Bhéarra" ( in gaelico) o "Hag of Beara ( "la vecchia Beara"), che abita il paesaggio e l'aspra costa rocciosa della Beara Peninsula. O'Sullivan conosce bene il paesaggio, la storia e i miti della Beara Peninsula essendoci nata e cresciuta. La raccolta è un omaggio appunto a questa sua terra e a quel mito della rigenerazione.
Nessa Mahony, scrive sul Irish Times: ...queste poesie catturano il respiro con la loro squisita rappresentazione del paesaggio irlandese".

IL MITO:

La "Cailleach Beara" è una dei più antichi viventi esseri mitologici dell'Irlanda. Ha origine dalla pietra bagnata dall'Atlantico e alla pietra ritorna per rigenerarsi passando attraverso molte vite che vanno dalla vecchiaia alla giovinezza in modo ciclico. Lei è nota per aver avuto almeno cinquanta figli adottivi durante le sue 'vite'. Un grosso masso posa su una cresta che guarda Ballycrovane Harbour nella Beara Peninsula: è, nella leggenda, il volto della "Cailleach" lì ad aspettare il marito, Manannan, dio de mare.


Quella della O'Sullivan è una "Cailleach", rinnovata, umanizzata, innamorata non di un dio, bensì di un uomo ("Dormi amore"):
 "Ancora buio, esci presto - la notte / un rabbrividire blu quieto, e io dormo / sola fino all'alba, le mie spalle / e i fianchi adagiati negli incavi del letto, / il lenzuolo una curva verso i miei ginocchi, pieghe / dalla parte dove posavi infine calmo accanto a me, / 
e ancora: per un'ora amo desiderarti, / conoscendo impietoso amore, la sete visibile di esso, / i sentieri tangili, e ogni cresta di mattino / che mi allunga sul nido del guanciale, / il tuo profumo una timida preghiera dove mi rintano, / l'insussurato silenzio del tuo sonno al quale dormo."
e di un pescatore, infine disperso in mare ("Disperso"):  
"al levarsi del mattino ero in attesa / dietro la finestra della cucina, a guardare il mare nel suo quietarsi. / Pensavo a un'alba accecante, e il mondo di sotto. / Pensavo alle digitali in attesa nei prati. / Lo sentivo prima che me lo dicessero, quel grido freddo, stridente. / Dagli oscurati approdi vennero i pochi ultimi, / portavano coltelli ed esche, le mani come salamoia, / lustre  come pesci, lentamente levandosi nel riflusso della mare."

"L'inglese dei testi di Leanne O'Sullivan", dice il traduttore Alessando Gentili della rivista "Poesia", "pur piano e discorsivo nel lessico, spesso nei toni del parlato, può tuttavia essere di non facile resa in italiano."

Tratta dalla raccolta vi propongo la poesia "Il ritorno" con testo  anche in inglese.


The Return                                      Il ritorno

I walk through paw-prints               Cammino su impronte
the grost has dug,                           di zampe incavate dal gelo,
among the moist grasses,                tra roride erbe, d'argento
my silver hair flowing                     i miei capelli fluenti nel modo
like a cat's deep stretch.                che un gatto si allunga a fondo.

This is my season.                            E' questa la mia stagione.
Again and again I die                       Ancora e ancora muoio
under the blossom of leaves             sotto la fioritura di foglie
and count my lives                           e conto le mie vite
by the sapped rings of trees.           qui agli anelli senza linfa degli alberi.


No one will konw me,                      Nessuno mi conoscerà, nessuno,
none but the wood growth,             all'infuori del rigoglio del bosco,
its hug of frost                                il suo abbraccio di gelo,
its scent of moss                             il suo profumo di muschio,
its naked shadow                            la sua nuda ombra,

and I, standing at the end               ed io, ferma alla fine
of an embered wood                       di un bosco tutto brace
where once a light                         dove una volta una luce
passed through me                         passò attraverso me
and passes again,                           e ancora passa,

before I remember                        prima che io rammenti
how I appeared                             come apparvi
or how I ended,                            o come venni a fine,
folding myself into my arms -       stringendomi nelle mie braccia -

the seed,                                     il seme,
the root,                                     la radice,
the blossom,                               la fioritura,
the stone shining                        la pietra che rifulge
whith all my running juices         del flusso dei miei succhi.


venerdì 9 maggio 2014

GLI ALBERI

ALFRED SISLEY
Accenno di un discorso che ancora si ripete,
spuntano sugli alberi le foglie;
i germogli freschi s’allentano e distendono
in una verdezza simile al dolore.

Forse quelli nascono di nuovo
mentre noi invecchiamo? No, muoiono anche loro.
Il trucco annuale di apparire nuovi
è scritto in fondo a venati anelli.

Eppure si dibattono, inquieti castelli
ancora grandi e folti a ogni maggio.
Morto è l’anno passato, sembrano dire,
e s’incomincia di nuovo e daccapo ancora.


                           PHILIP LARKIN

martedì 6 maggio 2014

UN UOMO..UNA VITA..IL MIO RICORDO

"La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla" Gabo


 
"LA RUOTA DELLA STORIA NON SI FERMA A MACONDO" ......
 Corriere della Sera  del 18/04/2014

"I GIGANTI NON MUOIONO MAI"
(Il Presidente della Colombia J.Manuel Santos)

 Come certamente avrete appreso il 17 Aprile 2014 ci ha lasciati Gabriel García Márquez, non ero presente sul web per farlo in quel momento, lo faccio adesso perchè mi sembra doveroso ricordare questo grande della letteratura contemporanea, premio Nobel nel  1982, che ha lasciato un'impronta indelebile del suo passaggio. Uno scrittore a cui sono particolarmente legata per i suoi scritti che hanno saputo coinvolgermi in maniera forte e significativa.  

Non lo farò ricordando i suoi noti romanzi, che certamente avrete avuto il piacere di leggere, o citando la sua autobiografica completa, che credo tutti o quasi tutti conoscano, ma riportando alcuni passi estratti dal suo libro "VIVERE PER RACCONTARLA", che qualcuno di voi, magari, non ha avuto modo di leggere.
Il libro ci racconta un  periodo fondamentale della sua vita: gli anni dell'infanzia e della giovinezza, quelli in cui si è formato l'immaginario che ha dato vita al suo capolavoro "Cent'anni di solitudine" .  Certamente qualcuno potrà aver da obbiettare, perchè Gabo, così lo chiamavano, ha scritto tanti altri romanzi altrettanto belli, ma per la critica "Cent'anni di solitudine" è e rimane tale: un capolavoro.

Márquez riporta sulla sovraccopertina del libro le seguenti parole:
"Il mio non è libro di memorie intese in senso cronologico, un racconto che inizia dalla mia nascita biologica per arrivare al giorno della mia nascita vera, quando ho deciso di diventare scrittore. Potrebbero chiamarsi "memorie" se non fosse che i miei romanzi sono già le mie memorie. In realtà è il mio grande libro di narrativa, il romanzo che ho cercato tutta la vita." 


Il romanzo pubblicato nel 2002 è stato uno dei libri più attesi di quegli anni, anche perchè si trattava di un grande ritorno dopo anni di silenzio.
Per chi vuol conoscere meglio Gabriel García Márquez consiglio quest'opera, che ruota intorno ai  "misteri" della sua infanzia, agli anni trascorsi sulla costa caraibica della Colombia, a contatto con una realtà miracolosa in cui il magico era prima di tutto un elemento del quotidiano. Nelle sue pagine si trovano l'eco delle storie e dei personaggi che hanno popolato i suoi romanzi: Cent'anni di solitudine, L'amore ai tempi del colera, Cronaca di una morte annunziata ...

E' il mondo di Aracataca, che troviamo, popolato di figure fa cui spiccano soprattutto le donne di casa: la nonna Tranquilina che accese la sua fantasia raccontandogli storie inverosimili, ma forse anche vere...alla sorella Margot che mangiava la terra di nascosto...alla zia Francisca che cucì il proprio drappo funebre e morì il giorno dopo...

" Credo che l'essenza del mio modo d'essere e di pensare la devo in realtà alle donne della mia famiglia e alle molte della servitù che ebbero cura della mia infanzia" 

..del nonno veterano di tutte le guerre, con figli sparsi in ogni angolo del mondo..dei genitori, del loro amore contrastato come l'amore di Fermina Daza e Florentino Ariza....e altre incredibili figure....

Riporto di seguito alcuni passaggi per me significativi del libro, il resto lo lascio alla vostra scoperta:

...Nè mia madre nè io avremmo neppure potuto immaginare che quell'innocente passeggiata di soli due giorni sarebbe stata così determinante per me, che la più lunga e diligente delle vite non mi basterebbe per finire di raccontarla...
ed ancora:

....Fino all'adolescenza, la memoria ha più interesse per il futuro che per il passato, sicchè i miei ricordi del paese non erano ancora stati idealizzati dalla nostalgia. Lo ricordavo così com'era: un buon posto per viverci, dove tutti si conoscevano, in riva a un fiume dalle acque diafane che si precipitavano lungo un letto di pietre polite, bianche ed enormi come uova preistoriche...

..Fin dall'inizio della conversazione, davanti al dottore mi ero sentito della stessa età che avevo quando gli facevo scherzi dalla finestra, sicchè mi intimidì allorchè si rivolse a me con la serietà e l'affetto con cui parlava a mia madre..

.."Sicchè tu sei il grande Gabito" mi disse. " Cosa studi?"
Nascosi lo smarrimento con un inventario spettrale dei miei studi: tutto il liceo e buoni voti in un collegio ufficiale, due anni e qualche mese caotici di Legge, giornalismo empirico. Mia madre mi ascoltò e subito dopo cercò l'appoggio del dottore.

"Si figuri, compare" disse, "vuole diventare uno scrittore" ...


..il giorno in cui andai con mia madre a vendere la casa ricordavo tutto quanto mi aveva colpito durante l'infanzia, ma non ero sicuro di cosa venisse prima e cosa venisse dopo, nè cosa significasse tutto questo nella mia vita. Ero appena consapevole che, in mezzo al falso splendore della compagnia bananiera, il matrimonio dei miei genitori era ormai inscritto nel processo che avrebbe toccato il culmine con la decadenza di Aracataca...... 


Dopo questo suo romanzo, nel 2005 Gabriel García Márquez, vinta definitivamente la sua battaglia contro il cancro, tornò alla narrativa con quello che sarebbe stato il suo ultimo romanzo, "Memorie delle mie puttane tristi" mentre nel 2010, riprendendo la linea autobiografica, pubblicò il saggio "Non sono venuto a far discorsi", raccolta di discorsi da lui scritti e pronunciati in varie occasioni.

Così si è scritto di lui dopo la notizia: 

Con lui la letteratura sudamericana ha trovato la reale coscienza della propria identità, saldando la tradizione culturale europea con il mondo e la tradizione locale in modo nuovo, risolto. Quel modo che sarà all'origine del boom dei narratori latinoamericani nel mondo negli anni '60. E l'emblema non può che essere l'esemplare realtà della sua fantastica Macondo, la provincia di fantasia creata dallo scrittore e in cui si svolgono quasi tutti i suoi racconti, riflettendo verità e storia della Colombia d'oggi.
 (dall'articolo di Repubblica del 18/04/14)


sabato 3 maggio 2014

TU SOLO

William Richmont

Da un cielo di smalto il sole
occhieggia malizioso
tu mi appari
miraggio della mente.
La scoperta apre al cuore
la strada al desiderio.
Tu realtà o sogno
come luminoso astro
che calamita l'attenzione
energia che incarna la passione.
Come la forza dell'acqua
rompe argini, straripa
e travolge impetuosa.
Tu realtà o sogno,
tra magnolie odorose
di arancio e vene di giglio,
tra fraganze misteriose
che inebriano e seducono i sensi.
Tu solo luce di cometa
istante che abbraglia
e si perde lontano.
                  ANNO 2013  
                                         Stefyp. ©
TUTTI I DIRITTI RISERVATI