Credo che ognuno di noi porti nel cuore il ricordo di un Natale più speciale di altri, quello che ha mantenuto negli anni una magia del tutto particolare, quello che sa riaccendere sensazioni assopite, che sa risvegliare in parte la leggerezza di quel vissuto, che ancora ci regala dolci tenerezze, e che sentiamo più vivo in questi giorni che ci avvicinano alle festività.
Il mio, non so quello che lo rende più speciale, forse il periodo, forse il mio stato d'animo di allora. Sta di fatto che mi piace ricordarlo e oggi voglio farlo qui, con voi.
La storia si rifà ad un Natale un po' indietro negli anni, io ne avevo appena venti, mi ero sposata in quell'anno e trasferita dalla Toscana a Torino per lavoro con Mario, mio marito, anni settanta per darvi un'idea. Avevamo lasciato i nostri affetti lontano, almeno queste erano le nostre sensazioni di allora. Eravamo giovani, pochi soldi, ma felici e pieni di sogni e così, com'era naturale che fosse, decidemmo quel Natale di passarlo con i nostri cari.
La storia si rifà ad un Natale un po' indietro negli anni, io ne avevo appena venti, mi ero sposata in quell'anno e trasferita dalla Toscana a Torino per lavoro con Mario, mio marito, anni settanta per darvi un'idea. Avevamo lasciato i nostri affetti lontano, almeno queste erano le nostre sensazioni di allora. Eravamo giovani, pochi soldi, ma felici e pieni di sogni e così, com'era naturale che fosse, decidemmo quel Natale di passarlo con i nostri cari.
Due sono gli accadimenti particolari
che ricordo di quei giorni, uno per certi aspetti comico e l'altro
avventuroso.
Eravamo eccitati e allegri, quasi pronti
per affrontare il nostro primo viaggio con la cinquecento acquistata
da appena tre mesi, dietro ai soliti preparativi che precedono sempre
una partenza: gli ultimi regali, le ultime spese.
Avevamo quasi completato il giro dei
nostri acquisti quando decidemmo di comprare alla mia sorellina,
all'epoca dodicenne e amante degli animali, un piccolo criceto.
Ci confezionarono un topolino bianco,
con una sottile coda grigia, in una scatola piccola marrone, lo
mettemmo in macchina e ci dirigemmo verso casa. Saremmo partiti il
giorno dopo nel pomeriggio.
Parcheggiammo
l'auto e nel togliere i pacchetti dalla macchina la triste
scoperta: il criceto non era più nella scatoletta di cartone dove ce
l'avevano confezionato.
Non sto a dirvi il nostro disappunto,
io mi disperai subito, cominciai ad immaginarmi il criceto fuggito
chissà dove, magari morto sotto qualche macchina, mio marito si
mise a cercarlo nella cinquecento.
Dal sedile davanti si sporse verso i
sedili dietro, gambe all'aria cominciò a rovistare tra i
pacchetti, negli angoletti più nascosti, ma la macchina piccola limitava lo spazio di manovra.
Dopo vari tentativi e con
un po' di contorsioni riuscì ad rintracciare il fuggitivo rintanato in fondo al sedile davanti.
Ma credetimi, non fu impresa facile catturarlo, ogni volta che Mario
ci provava, il criceto lo attaccava mordendolo alle dita. Dire che
volavano imprecazioni è dire poco, comunque dopo un po' di
peripezie, morsi e grida, mio marito uscì trionfante dalla macchina
con la belva stretta, ma non troppo tra le mani.
Così finalmente riuscimmo a metterlo
in una scatoletta di cartone più sicura ed il nostro regalo di
Natale fu salvo.
Nel pomeriggio del giorno seguente,
caricata la macchina con il bagaglio e vari pacchetti, ci mettemmo in
viaggio.
Era la vigilia di Natale e aveva
nevicato tutta la mattina. Avevamo voglia di tornare a casa dai nostri cari e tante cose
da raccontare dopo tre mesi che non ci incontravamo, io ero raggiante, la prima neve e per di
più nei giorni del Natale è davvero fantastico, l'atmosfera ha un
che di surreale, ma immaginatevi un po' l'avventura a cui andavamo
incontro: esperienza di guida sulla neve nessuna, di guida in generale
poca.
Non conoscevamo la strada, certo
prendemmo l'autostrada, ma non era pulita come la troviamo adesso, a
tratti nevicava. Fummo costretti a fermarci per mettere le catene e
anche con quelle non si andava avanti molto.
Trovammo foschia, a tratti nebbia, io
fui presa dalla paura, la visibilità era ridotta. Tutto era bianco
attorno e davanti, la strada si distingueva appena, la sensazione che
ci veniva era di viaggiare in una nuvola di borotalco. Sopraggiunse
rapidamente il buio, mio marito si accodava alla prima macchina che
lo sorpassava e cercava di stargli dietro per avere con i suoi fari
più visibilità. Io mi tenevo stretta con le mani al sedile, mi
sforzavo di vedere oltre la macchina per guidarlo nella strada. Tutto
era completamente ricoperto di neve, non si riconosceva un'area di
sosta per fermarsi, autogrill all'epoca se ne trovavano pochi e non
ricordo su quel tratto di averne visti.
Andammo avanti per ore così, non ho
idea quando durò, a me sembrò un'eternità. Raggiunto Genova la
cosa si normalizzò, piovigginava appena e di neve neanche l'ombra, tirammo un sospiro di sollievo e ritrovammo anche lo spirito per scherzarci
sopra.
Ancora adesso, quando ricordo questi
fatti, mi viene un po' da sorridere per il briciolo
d'incoscienza e di leggerezza con cui affrontavamo le cose in quei
tempi.
E' stato piacevolissimo leggere questo brano d'un tuo vissuto del passato, in cui, particolari salienti si sono fissati nella mente, riempendola di gioiosi attimi goduti, ma anche di considerazioni del presente, in cui un maggior senso di responsabilità ci prenda, prima di intraprendere qualsiasi azione, che nasconda rischi e pericolosità per la nostra vita.
RispondiEliminaVivi un martedì spensierato, dolce amica, un caro saluto, silvia
Grazie Silvia per la tua rilettura e apprezzamento..ci sono ricordi a volte che si fissano così intensamente nel tempo, che quando se ne riparla sembrano fare rivivere le stesse emozioni di allora e questo è un po' quello che mi è accaduto a me scrivendo questa storia. Un abbraccio a te.
EliminaBellissimo racconto di vita vissuta, attimi che non si cancelleranno mai!
RispondiEliminaUn abbraccio da Beatris
Grazie, apprezzo molto... credo proprio che finchè c'è memoria questi attimi saranno lì..... un abbraccio a te.
EliminaCara Stefania, che bello leggere questi racconti!!! Sai fanno valorizzare ancora di più il Natale di oggi che purtroppo non era come una volta, oggi è un grande mercato, e quel sentimento di allora bisognerebbe risvegliare in tutti noi.
RispondiEliminaCiao e buon giornata con un forte abbraccio cara amica.
Tomaso
Certo è così a volte questi ricordi aiutano. Grazie mio caro amico, un abbraccio a te.
Eliminache tenerezza questo racconto!!
RispondiEliminaha conservato tutti i moti d'animo di allora ed è riuscita a farmi immedesimare..
bello!!!
Grazie
Ciao, che bello trovarti qua! Sono proprio contenta che questa storia ti abbia regalato qualcosa...un abbraccio a te, e grazie.
EliminaComplimenti Stefania! Davvero bello ed anche emozionante il tuo racconto...un viaggio quasi pionieristico, ma allora era davvero così. Troppo divertente l'avventura con il criceto, queste sono le storie che profumano davvero di Natale.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Antonella
Grazie Antonella, diciamo che mi sono divertita mentre lo scrivevo e l'ho condiviso volentieri perchè credo che questo sia il miglior modo per vivere quest'Attesa, almeno per me lo è stato. Un abbraccio a te, e grazie ancora.
EliminaUn bellissimo racconto, e anche abbastanza avventuroso...
RispondiEliminaMi ha riportato alla mente un ritorno serale in macchina in mezzo non alla neve, ma alla nebbia fittissima che dalle mie parti è più frequente, con la paura di perdersi nella campagna buia....
Grazie, cara Stefania!!!
Ciao Stefania,
RispondiEliminaquante emozioni e quanti ricordi in questo meraviglioso post.
Mi hai emozionato ;)
grazie per aver condiviso una cosa tanto intima e personale con noi ;)
buona serata a presto
un abbraccione