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mercoledì 5 novembre 2014

UNA STORIA D'AMORE

(Barco) Rifredo di Mugello 22 luglio 1916

Egregia Sibilla

Vorrei scrivervi ma non posso. Sono orribilmente annoiato. Conoscete Walt Whitman? Non capisco come facciate a vivere a Firenze e a conoscere certa gente. Non parlo di Cecchi che stimo e di Baldini.
Studierò un tipo di voi. Bisognerebbe che avessi il vostro ritratto (.....)


Comincia così la storia d'amore tormentata tra Sibilla Aleramo e Dino Campana nel Luglio 1916 , con una lettera scritta da Dino in risposta alla prima di Sibilla dopo la lettura dei “Canti Orfici” il 10 Giugno 1916.

L'intenso carteggio raccolto in un libro: “ Un viaggio chiamato amore” uscirà per la prima volta, nel 1958, due anni prima della morte della Aleramo e diventerà la testimonianza della breve quanto intensa relazione intercorsa fra Dino Campana e Sibilla Aleramo, che si conobbero, amarono e tormentarono negli anni compresi tra il 1916 e il 1918.
L'Aleramo non riuscì mai a raccontarne la storia, ma affidò la memoria a queste lettere.
Ogni pagina di questo carteggio è la tappa di un viaggio esaltante e senza soste tra passioni e sentimenti, paure, tenerezze, tradimenti e ricongiungimenti, botte e minacce, miseria e malattia.

Il percorso parte da una località nei pressi di Firenze e si snoda tra Faenza e paesi sperduti dell'Appennino, dove il freddo morde ancor più che nelle soffitte dei Lungarni e nelle ville sulle colline di Firenze. E' segnato da un continuo andirivieni fra Pisa, Livorno, Firenze, Sorrento, tra lettere che si incrociano fra la Toscana e il Piemonte e si interrompe nel Gennaio del 1918, davanti al cancello del manicomio di San Salvi.


Dino Campana, nacque a Marradi, in provincia di Firenze, il 20 Agosto 1885 e fu poeta visionario e originale, conosciuto per l'opera i Canti Orfici del 1913 che influenzò generazioni di letterati ( per citarne uno su tutti: Alda Merini, La presenza di Orfeo, 1953) e lo manterrà vivo oltre la morte, avvenuta dopo un internamento di quattordici anni in un ospedale psichiatrico.







Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, nacque ad Alessandria il 14 Agosto 1876 e fu scrittrice e poetessa italiana. La sua vita fu segnata dal tentativo di suicidio della madre e dalla violenza sessuale subita a 16 anni, costretta a sposare il suo seduttore, sopportò un matrimonio impossibile al quale trovò scampo abbandonando il tetto coniugale ed il figlio, di cui non riuscì ad avere mai la custodia.

Quando conobbe Dino Campana, Sibilla, era socialmente impegnata e già famosa per aver pubblicato il romanzo autobiografico “Una donna”. Considerata la donna più bella d'Italia e di grande intelletto fu corteggiata da personaggi della cultura del primo Novecento, tra cui Salvatore Quasimodo, Clemente Rebora, Umberto Boccioni.
Al tempo della sua prima lettera a Sibilla, Dino era un solitario e squattrinato che conduceva una vita simile a quella d’un barbone, e fino ad allora aveva avuto solo la compagnia di donne di malaffare. 

Per rendere omaggio e testimonianza di questo amore tormentato vi riporto alcuni passi del libro che ho trovato appassionanti e significativi:
 

XIV 

(Sibilla Aleramo a Dino Campana – Villa La Topaia, Borgo San Lorenzo, mattino, martedì 8/8/1916)

Baciarti....
Aspettando la posta, ecco cosa t'ho fatto...:

*Fauno

Lontane dal mondo,
quercie,
rade nel sole d'agosto,
acque fra sassi,
lontane dal tempo,
e tu
dorato ridi,
tu alla bianca mia spalla
tu alla verginia sua musica
gioia dagli occchi ridi.

(ricordo del 3 agosto 1916 )
(data del loro primo incontro.)

(l'ultimo verso era venuto prima dei due penultimi: forse era meglio? Ma non ha importanza. E' per noi.)
       E non m'hai scritto...
    Ho il terrore che tu non ti senta bene...Quei giorni sono stati troppo belli. Ti supplico, Dino, tranquillizzami, mi basta una parola, te l'ho detto. E ora devo aspettare fino a domattina, la posta non viene che una volta...
     Sono ancora sola, credo che gli ospiti torneran domani. Stanotte ho riposato un poco, alzandomi avevo il viso roseo, ma ora son di nuovo inquieta. Vuoi anch'io ritorni subito? … Se vuoi, vengo, Dino.  Ma tu m'avevi promesso di star bene, di aspettarmi con i tuoi occhi chiari, di riposarti pensando alla tua piccola. Mi ami sempre? Dolcezza, passione, smarrimento, sentimi.

                                                                                                                                      Tua 
* “Fauno” è una poesia compresa nella raccolta, Momenti.


XLII
(Dino Campana- 23 ottobre 1916)

Mia cara Sibilla
Vivi gioconda e tranquilla


XLIII
Vi amai nella città dove per sole
 
Vi amami nella città dove per sole
Strade si posa il passo illanguidito
Dove una pace tenera che piove
A sera il cuor non sazio e non pentito
Volge a un'ambigua primavera in viole
Lontane sopra il cielo impallidito.



LIX
(Dino Campana a Aleramo – Settignano, 7 dicembre 1916)

     Hai preparato il tuo viaggio senza neppure dirmi che volevi andare a Sorrento. Mi hai però detto che sono libero. La russa è a Firenze mi ha scritto e sono andato da lei. Addio mia cara. 
(Cartolina postale, diretta alla pensione Minerva a Sorrento)


LX
(Sibilla Aleramo – Sorrento 8 Dicembre 1916)
 
Rose calpestava nel suo delirio
e il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!

Rose calpestava, s'abbatteva il pugno,
e folle lo sputo su la fronte che adorava.
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch'io muoia del suo male!


LXVIII
(Dino Campana – inizi del 1917)

In un momento

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perchè io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

P.S. E così dimenticammo le rose.

LXXXIX

(Sibilla Aleramo a Dino Campana – Firenze 25 aprile 1917)

Ti mando dei versi qualunque, soltanto perchè tu veda che anch'io in questi giorni pensavo che la “vita è un circolo vizioso..” Ma lo pensavo diversamente da te, mio povero Dino. Del resto, se ho ancora la grazia di sentire in qualche attimo il ritorno eterno della purezza, non soffro però meno. Dino, ti amo ancora. (…)

Ma sì sempre

Sento che sorrido
intenerita,
c'è pudore e c'è grazia puerile
in questo che m'investe,
sola,
tremore improvviso,
oh luce tra le rame gemmate,
sera che avvicini la primavera,
sento che sorrido,
intenerita,
così tersa così lieve e presente
la vita,
con un suo senso anch'essa di casto bene,
ridente,
di un'ora che torna, torna, ma sì, sempre
di un'ora sospesa,
oh nuova!

Sibilla Aleramo

L'ultimo scritto è dal Manicomio di S. Salvi,  Scandicci - Firenze e porta data 17 gennaio 1918. 

Cara
     Se credi che abbia sofferto abbastanza, sono pronto a darti quello che mi resta della mia vita.
     Vieni a vedermi, ti prego tuo
                                                                      Dino
  
Sibilla scrisse : “L’ho riveduto così, dopo nove mesi, attraverso una doppia grata a maglia. Non ero mai entrata in una prigione. E’ stato un colloquio di mezz’ora, i carcerieri avevan quasi l’aria di patire sentendo lui singhiozzare e vedendo me irrigidita”.

Fu Sibilla a troncare la relazione con Dino. Uomo romantico, fragile, ma anche violento, geloso del passato che lei non gli nascondeva, e instabile: nella stessa giornata scriveva “Cara signora, spero che lei abbia capito che tra noi è finita” e poi, tre ore dopo, "Amore mio, mi manchi, ti prego, vieni da me”.

Sibilla fu il primo ed unico amore di Dino, ma anche lei lo amò molto, come si può intuire da questi passi che vi ho riportato.
Dino Campana morì il 1° marzo del 1932 a Scandicci - Firenze nell’Ospedale psichiatrico di Castel Pulci,(cronicario del manicomio di S. Salvi) dov’era stato internato 14 anni prima, probabilmente per setticemia causata dal ferimento con un filo spinato durante un tentativo di fuga.
Sibilla Aleramo morì a Roma il 13 gennaio del 1960, scrivendo ed amando fino alla fine dei suoi giorni.

9 commenti:

  1. Vedi cara Stefania, io non conoscevo tutto questo!!! È vero che si impara fino che ce vita! Ciao e buona giornata cara amica.
    Tomaso

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  2. Ciao Stefania, bellissimo articolo...ho letto questo libro e anche " Una donna " , un libro che mi ha " ferita". Tu sei stata bravissima a raccontare questa tragica e disperata storia d'amore, mi hai fatto venire voglia di rileggere tutti e due i lòibri, grazie.
    Un abbraccio.
    Antonella

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  3. Bellissimo post sulla brava poetessa,di cui avevo contezza, ma sconoscevo alcune notizie. Complimenti

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  4. Proposte poetiche d'infinita bellezza, su cui è bello soffermarsi per emozioni d'inedita profondità....
    Grazie Stefania, per questo splendido articolo, molto apprezzato
    Buona serata e un abbraccio,silvia

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  5. Questa storia mi ha fatto venire i brividi, l'amore folle e romantico di questa coppia scandita nelle loro lettere è davvero oltre ogni immaginazione.
    Ce l'hai raccontata in modo perfetto, ti ringrazio tantissimo.
    Buona giornata Stefania.

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  6. Ciao Stefania, tempo fa lessi qualche pagina di questo libro che mi colpi oltre modo. Una storia bellissima di quelle che è difficile avere oggi.
    Complimenti!!! un gran bel post che mi ha fatto tornare il desiderio di riprendere questo libro in mano
    buona giornata un abbraccio

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  7. L' amore folle e romantico chissà perché mi lascia sensazioni angosciose...un post molto bello che mi colpisce.
    Rosanna g


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  8. @Tommaso - Antonella - Cettina - Silvia - Non si dice piacere - Pia - Audrey - Rosanna:
    a tutti voi grazie, grazie di cuore per i vostri bellissimi apprezzamenti, per una storia d'amore che anch'io ho trovato appassionante, ma purtroppo anche romanticamente triste. Vi abbraccio.

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