Al Lido di Venezia c'è attesa per la pellicola del regista Abel Ferrara “Pasolini” .
Sul tappeto rosso della mostra del Cinema quest'anno i grandi divi sono gli scrittori: Giacomo Leopardi e Pier Paolo Pasolini per citarne due, ma ce ne sono anche altri, come lo scrittore Aldo Nove, lo scrittore portoghese Camilo de Castelo Branco, la scrittrice Xiao Hong. Si tratta appunto di pellicole girate rivisitando la figura, la vita di questi grandi.
Il direttore della mostra Alberto Barbera così spiega: “Di solito i romanzi hanno una struttura solida, così il cinema ricorre alla letteratura per appropriarsi di quello che spesso manca a molte sceneggiature. Il problema, come sappiamo, non esiste da oggi, non dimentichiamo che in passato gli scrittori migliori erano sotto contratto con le case di produzione cinematografiche, si faceva a Hollywood e si faceva in Italia, basta pensare a Scott Fitzgerald e a Ennio Flaiano.
Leopardi e Pasolini sono stati due grandissimi intellettuali che hanno segnato l'Ottocento e il Novecento. Figure centrali del pensiero e della creazione artistica che continuano a segnare un'epoca. Martone e Ferrara li hanno rappresentanti in maniere differenti e potranno anche aprire polemiche”
Il regista Abel Ferrara racconta Pier Paolo Pasolini “Pasolini” appunto il titolo del film, nelle ultime 24 ore vissute prima dell'uccisione avvenuta a Roma il 2 novembre del 1975.
Willem Dafoe "Pasolini" sullo schermo |
Gli scritti sono tratti dal libro “ ALBUM PASOLINI” Oscar Mondadori.
Pasolini cominciò a scrivere le prime poesie all'età di sette anni, quindi non c'è da stupirsi se sotto i titoli vengono indicate date come 1929 o 1932.
A. Machado
A Casarsa nasceva, un giorno, il sole:
e io dov'ero? Nella schiuma lieve
iridata del sonno, con il cuore
dentro un soave bozzolo di luce,
volavo. Estasiato, senza ali,
volavo a mezza strada tra la terra
e il cielo, volavo nella luce
delle campagne illuminate in sogno.
da:Il treno di Casarsa, 1957
Non so veramente spiegare il mio amore per il treno, che è uno di quegli amori che fanno da connettivo all'oggetto della recherche....
Ricordo il mio primo treno: sono in uno scompartimento di legno con mia madre: mio fratello, no, non c'era. Avevo meno di tre anni. Ma doveva essere la seconda volta che andavo a Casarsa, perchè avevo già i ricordi. Il treno era perfettamente verticale, rispetto alla mèta: ed era la linea più breve che congiungesse il punto di partenza (Bologna? Belluno?) al punto d'arrivo. Ma di Casarsa, non avevo altro ricordo che la casa di mia madre, e soprattutto la botteguccia di merceria di mia zia, a pianterreno. Sicché il treno puntava direttamente verso questa: le rotaie vi arrivavano fin contro la porta aperta e un po' sgangherata, dipinta di un color verdolino ormai ridotto a un pulviscolo, i vetri pieni di file di cartoline con cuori, rose, ragazzi e soldati. Andava dritto lì dentro, in quella bottega di mia zia, perduta in fondo alla terra, alle mie spalle: davanti a me, vicina, c'era mia mamma che sapeva, che era una di color che sanno, anzi lo era per definizione. Era giovanissima: una bambina anche lei – tanto più che lo è tuttora. Ricordo che era vestita di chiaro, con la sua eleganza di quegli anni (1925, 1926). Le rotaie, che puntavano drittissime su Casarsa, come su un luogo assoluto dell'universo, correvano in una campagna assolata: la prima campagna del mondo, appena creata. La vedevo per la prima volta in tutta la storia umana. Era una campagna verde ma bruciata, con dei cespugli sotto l'argine della ferrovia, le cui traversine dovevano ardere al sole. Probabilmente poco più in giù, cominciavano le file di gelsi e di vigne, e le macchie dei boschetti lungo le rogge. Ma io non vedevo altro che una grande radura erbosa, bruciante, irta di qualche polveroso cespuglio che arrivava fin sotto la scarpata. E l'odore di quel caldo mi pareva stupendo, come la vita stessa.........
SCUOLA
(A Sacile '32)
Nell'aula vinta dal profumo rosa
dei mandorli, geme un maggiolino.
E alla tiepida luce dilaga
dai vetri suggellati su indistinte
sonorità, estatica la voce
della maestra a noi distratti IL VERDE
MELOGRANO DAI BEI VERMIGLI FIOR
compita nell'assolata noia.
3
maggio 1962
Il sole così poetico e pieno di memorie di stamattina è scomparso.
Delle nuvole noiose, senza futuro, senza pioggia, aride, inerti, hanno coperto il sole e impediscono di lavorare.
Perciò mi ritiro in una stanzetta di Cecafumo con Di Carlo e il registratore.
Penso che il più grande difetto della critica cinematografica sia quello di mancare di gusto filologico. Essa è una critica tutta sensibilità, di fondo idealistico, superata sia all'Università che fuori dell'Università, da molti anni, da almeno venti, trent'anni.
E, quando non è idealistica, allora è la critica marxistica, schematica, di contenuto, dei giornali di sinistra. In tutti e due i casi manca completamente di filologia. Le fonti cinematografiche sono sempre viste come qualcosa di mitico, mai di storico......
Questo
scriveva Pasolini nel 1962, chissà se gli sarebbe piaciuta, la
visione che ha dato di lui Abel Ferrara?.....
IL PIANOFORTE E LE CAMPANE
(A Sacile nel '32)
Nel tinello di giongo un pianoforte
lotta con le campane che rintoccano
crudeli. Ma non ha orecchi l'orfana
per quei celesti suoni. E' tutta presa
dall'inganno che gli ospiti tremanti
le intessono. Io che col mio diario
(“mentre la figlia danzava la madre
moriva..”) avevo fatto lacrimare
la mia maestra, ora le domando
“Tua madre come sta?” certo non privo
di crudeltà puerile.
PARTENZA DA SACILE
(A Sacile nel '32)
Il ragazzo piangente vuole imprimersi
nel cuore ciò che fugge indifferente
dietro a quella carrozza che già quasi
lo consola. E intanto egli intravede,
l'ultima volta!, il vetro verdecupo
del Livenza incresparsi sotto il ponte
in una pace odiosa.
( PER LE NOTE CINEMATOGRAFICHE TRATTO DA "LA STAMPA" DEL 22 Agosto)
Il ragazzo piangente vuole imprimersi
nel cuore ciò che fugge indifferente
dietro a quella carrozza che già quasi
lo consola. E intanto egli intravede,
l'ultima volta!, il vetro verdecupo
del Livenza incresparsi sotto il ponte
in una pace odiosa.
( PER LE NOTE CINEMATOGRAFICHE TRATTO DA "LA STAMPA" DEL 22 Agosto)
Ciao Stefy.
RispondiEliminaBello questo tuo omaggio a Pasolini.
Mi piace tantissimo "El vuelo! El vuelo! El vuelo!".
Baciiii...
Ciao mia cara, sai ho letto per caso l'articolo sulla Stampa e spero di aver dato almeno una piccola idea di chi era Pasolini. Ho avuto modo di conoscere un po' Pasolini diversi anni fa leggendo "Le ceneri di Gramsci" ma non ero mai entrata a contatto con queste sue prime poesie...colme di sensibilità davvero...Grazie per il commento, abbraccio.
EliminaUn articolo davvero interessante, in cui hai voluto sottolineare notevoli sfumature d'un grande artista....
RispondiEliminaBuon fine settimana, cara Stefania e un sorriso, silvia
Grazie Silvia, sono contenta che tu abbia colto il senso del mio post...e ti ringrazio per l'apprezzamento. Buon fine settimana a te.
EliminaCiao Stefy, imparo sempre molto dai tuoi post!
RispondiEliminaDavvero interessante questo tuo omaggio a Pasolini! La poesia "Scuola", scritta a soli 10 anni, mi ha fortemente emozionato..!
Saluti :-)
Ciao, mentre preparavo il post mi sono imbattuta in queste particolari poesie e ne sono rimasta colpita anch'io...notevole davvero la sensibilità di questo bambino di 10 anni...
EliminaGrazie Marco, è un piacere trovarti qui nella mia vetrina....
non sapevo che veniva al Lido. Grazie per avermi fatto scoprire cose totalmente sconosciute :) buona domenica, ciao Andrea
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