Tu che conosci l'antica pazienza
di sciogliere ogni nodo della corda
e allevi un pioppo zingaro venuto
a crescere nel coccio dei garofani,
lascia ch'io senta in te, come la sorda
nenia del mare dentro la conchiglia,
la voce della casa che il perduto
tempo ha ridotto in cenere.
Ma è cenere di pane scuro, sacro,
- quello che alimenti col tuo fiato
nel forno buio della guerra - e reca
imperitura in sè la filigrana
dei tuoi ciliegi dilaniati.
L'allegria rialza la sua cresta
di galletto sui borghi desolati,
come il lillà che ti cresce alle spalle
passo a passo, baluardo sul massacro.
Raccogli ancora e sempre il pigolante
nido abbattuto dal vento di marzo
e ripara le falle della chiglia.
Nessuno è senza casa se l'attende
a sera la tua voce di conchiglia.
Maria Luisa Spaziani
dal Web
Delicatissima, fa il bene dell'anima...
RispondiEliminaVersi struggenti annegati nel ricordo. Buona giornata
RispondiEliminaUn poetare di grande sensibilità, in una raffinatezza di bei versi, nel ricordo sempre vivo d'un amore indissolubile della vita.
RispondiEliminaGrazie, Stefania, per le tue avvincenti proposte, buon fine settimana e un caro saluto, silvia
semplicemente stupenda!!!
RispondiEliminabuona giornata un abbraccio
Parole divine racchiuse in una profumata conchiglia!
RispondiEliminaBuona giornata da Beatris
Un vero grazie per gli auguri speciali che hai lasciato al mio post, sono una nonna immensamente felice!
E' inutile che gli altri paesi si lamentino, la mamma è un'istituzione sacra: cosa ne sarebbe del mondo se non ci fossero più le mamme?
RispondiEliminaLa mia me la tengo stretta!
Un abbraccio
Xavier
Piena di struggente malinconia, bellissima!
RispondiEliminaAntonella
....poesia che lascia un segno nell'anima...complimenti all'autrice...abbraccio Stefania..
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